[Fuoriusciti] La terra trema e io mi allarmo. Perché sono sarda e in Sardegna non si muove mai nulla


Le zone sismiche in Italia

Vivere in Sardegna significa fare i conti con un’isola di  problemi. Con la disoccupazione, il lavoro precario, la cassintegrazione e la crisi. Ma anche con gli amici, i concerti, la musica e le lotte. Tutto va come deve, o come non deve andare. E di una cosa ci si può vantare (e ci si vanta): in Sardegna non ci sono i terremoti! È una cosa che s’impara sin da piccoli.  Perché, si dirà, con tutti i problemi che abbiamo, almeno per questo possiamo star tranquilli.

Pavia. Mentre scrivo, guardo la bottiglia d’acqua sul davanzale della finestra. L’ho messa lì apposta per vedere se l’acqua si muove. Se il terremoto la fa muovere, quando fa ballare il palazzo.
È un concetto strano quello del terremoto. Non nel senso sismologico del termine, ma nel senso umano, sensoriale. Senti la scrivania muoversi, vedi il lampadario ciondolare avanti e indietro e l’anta dell’armadio tremare, ma questo non ti dà la percezione che un palazzo di sei piani stia oscillando. Invece è così. E tu sei dentro, a quattro piani dall’uscita: devi essere razionale e agire. Non ti puoi agitare.

Poi la scossa termina. E ti accorgi che in quei pochi secondi, che in casi estremi avrebbero potuto salvarti, non hai fatto nulla. Sei rimasto fermo ad aspettare che finisse. Questo ti sconvolge perché ti mette davanti all’evidenza che quello che hai sempre sentito dire è l’assoluta verità: il terremoto non ti dà il tempo di fare quello che dovresti. Ti assale la consapevolezza e la paura che quando tornerà (e tornerà) probabilmente starai fermo ancora.

Il dopo è un susseguirsi di ricerche di notizie in rete, di telefonate e di scambi di battute sui vari social networks. Tutto serve a far tornare la tranquillità.  A cullarsi nella certezza (altrui) che dove vivi non ci sono mai stati danni, che non c’è da allarmarsi. Ma io mi allarmo perché sono sarda, e da noi, non si muove mai nulla.

E il pensiero va prepotentemente a quelli che  pur avendo perso tutto, vivono in zone ad alto rischio. Dove quando la terra trema, trema migliaia di volte più forte di oggi e di qui.  Ti chiedi come facciano a non avere paura. Ad andare avanti. A non pensarci. Oggi, tra le altre cose, penso a loro, e li penso tanto.

3 thoughts on “[Fuoriusciti] La terra trema e io mi allarmo. Perché sono sarda e in Sardegna non si muove mai nulla

  1. Ottimo articolo
    io vivo e lavoro a Bologna e più o meno son le stesse cose che ho provato io, dopo la scossa.
    Son rimasto a fissare il lampadario in ufficio per circa due ore sull’orlo di una crisi di panico e con le mani che mi tremavano…
    E’ una magra consolazione sapere che una delle poche certezze della Sardegna è la terra che non si muove… mentre a muoversi sono le persone, le persone che come me non hanno avuto un’opportunità…
    Io non sono un sardo orgoglioso, come quelli che son mesi che non lavorano e su facebook continuano a postare cazzate sull’orgoglio sardo, che se la prendono per una battuta infelice di un comico fallito e continuano a chiamarla “paradiso”, il paradiso è un posto dove tutti stanno bene … non mi pare ci sia tutto questo benessere…
    A me questa Sardegna dove la terra non si muove mi ha dato poco e niente, e anche se ieri nelle due ore successive alla scossa mi è passata per la testa l’idea di tornare giu ho realizzato che preferisco rischiare di morire di terremoto che di miseria.
    (forse sono andato un tantino off topic… mi volevo sfogare!)

    Saluti
    un amico di Irene Farris.

  2. Ciao “Amico di Irene Farris” 2 la vendetta,
    ora tutti penseranno che ti ho pagato!.

    In Sardegna tutto è immobile, ma le persone che si muovono perchè non hanno avuto un’opportunità sono esse stesse una grande opportunità. Prima o poi riusciremo a trasformarle in risorse? Ad investire nel nostro territorio? Sono domande che faccio ma alle quali sento di dover dare una risposta io per prima perchè tutti siamo responsabili, nessuno escluso. Forse dovremmo lavorare per questo e trovare il modo giusto di impiegare il lavoro e le competenze in Sardegna. Provare a risolverli da soli i problemi e non implorare che arrivino gli altri a farlo .
    Chi si nasconde dietro uno stereotipo di sardo costruito su misura fa semplicemente capire che oltre quello sfoggio superficiale non ha nulla da dire. Hai ragione, quell’orgoglio stupido e fine a se stesso non porta da nessuna parte. Riempirsi la bocca di sardità e restare immobili, non serve.
    Grazie Mario, mi fa piacere che abbia colto il senso nascosto, ma non troppo, del post.

    Irene.
    (poi saldiamo il conto:))

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