Era una presa in giro. I sardi, chiamati ad esprimersi sulle province lo scorso 6 maggio 2012, hanno deciso a grande maggioranza di abolirle. In Regione la maggioranza ha brindato allo “storico” risultato, ma il giorno dopo si è messa a lavoro per smontare l’esito referendario. Ne è venuta fuori una legge transitoria finalizzata a regolare il difficile processo di abolizione.
Il primo effetto di quel provvedimento è stato quello di prorogare le province fino al 28 febbraio 2013. Una scadenza che pareva lontana, ma che oggi è vicinissima. Ecco allora che la Regione decide di provvedere, prorogando per un altro anno le 8 province sarde.
I Riformatori Sardi che stanno in maggioranza (anche se alle politiche sostengono Monti) fanno la voce grossa, sopratutto sui giornali. Ma non è la voce grossa che rende credibile la politica. Molto più lo sarebbe l’uscita dalla maggioranza che sta cancellando l’esito del referendum. Ma di questo, forse, si parlerà dopo le politiche. e chissà poi perché.
Al di là dei proclami e di tutti queste strategie da palazzo, che hanno interesse solo per chi le mette in opera, sono gli atti concreti che interessano. E gli atti concreti, in questa brutta storia del referendum “anti-casta”, sono quelli che sono.
Chissà per quanto tempo ancora i governati si permetteranno il lusso di sostenere, votandola, una classe dirgente politica capace di fare cose come queste. Per quanto tempo ancora?
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